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Giampaolo Salvi:
Quanto era diverso l'italiano antico? Il si impersonale e passivo

Nel mio articolo Quanto era diveso l'italiano antico? L'ordine delle parole (Nuova Corvina 7 (2000), 14-21) avevo affrontato la questione della diversità dell'italiano antico rispetto a quello moderno studiando alcuni aspetti dell'ordine delle parole. Riallacciandomi a quanto detto in quell'articolo, vorrei continuare quel discorso presentando qui la prima versione di uno dei capitoli di un progetto nato appunto dall'idea della diversità di italiano antico e italiano moderno. Si tratta del progetto Italant. Per una grammatica dell'italiano antico, ideato da Lorenzo Renzi e coordinato da lui e da chi scrive. Scopo del progetto, a cui partecipano una trentina di studiosi, è quello di dare una descrizione esauriente della sintassi del fiorentino del Duecento, di quella varietà cioè che è alla base dell'italiano letterario e dell'italiano standard moderno. L'idea di questa ricerca viene quindi dalla constatazione che le strutture sintattiche dell'italiano antico non possono essere spiegate con le regole della grammatica dell'italiano moderno: l'italiano antico aveva una propria grammatica, che in molti casi può essere uguale o simile a quella dell'italiano moderno, ma in molti altri era diversa, anche molto diversa.

Pubblico qui la prima versione del capitolo dedicato al si impersonale e passivo. I dati provengono da un corpus di base allestito appositamente per questo progetto e messo a nostra disposizione sotto forma informatizzata dall'Opera del Vocabolario Italiano, centro del CNR di Firenze. Rinuncio, per ragioni di spazio, a fornire i dati della bibliografia scientifica rilevante.[1]

Come in it.mod., anche in it. ant. il clitico si poteva essere usato per esprimere l'indefinitezza del soggetto del verbo. A livello sintattico, l'uso di si esclude l'espressione dell'argomento con funzione di soggetto, che però rimane presente a livello semantico e assume un'interpretazione generica o impersonale (v. 4). Così nell'es. (1) l'argomento soggetto del verbo leggere non è espresso e non può essere espresso, ma dal punto di vista semantico è interpretabile come un elemento di valore generico ('la gente legge/può leggere'):

(1) Leggesi della bontà del re giovane… (Novellino, 18.3)

Questo uso del clitico si è dunque possibile con tutti i verbi che fra le loro valenze hanno un argomento soggetto. Non è invece possibile con i verbi che mancano di questo tipo di argomento per le loro proprietà lessicali intrinseche (p. es. i verbi meteorologici: *si piove) o per la costruzione in cui appaiono: così l'it. ant., a differenza dell'it. mod., non permette questo uso con i verbi nella costruzione passiva, in cui l'argomento che dovrebbe essere il soggetto del verbo è stato, per così dire, sintatticamente rimosso.

Questo uso del clitico si è impossibile anche con i verbi usati riflessivamente. Questo fatto si può spiegare con l'origine comune dell'uso riflessivo e dell'uso impersonale/passivo: trattandosi dello stesso clitico, esso non può comparire due volte con due interpretazioni diverse. Con i verbi riflessivi l'it. ant. faceva dunque ricorso ad altri modi per esprimere il soggetto generico e indeterminato.

Nel caso dei verbi intransitivi, l'uso di si comporta, dal punto di vista sintattico, la semplice scomparsa dell'argomento soggetto, come nell'es. (1). Chiameremo questo uso si impersonale. Nel caso dei verbi transitivi, invece, la scomparsa, a livello sintattico, dell'argomento soggetto è accompagnata dalla promozione dell'oggetto diretto a soggetto sintattico. Chiameremo questo uso, esemplificato in (2), si passivo.

(2) i regni non si tengono per parole (= non si mantengono con le parole) (Novellino, 6.49)

Su questo punto l'it. ant. si differenzia dall'it. mod., dove l'oggeto diretto può mantenere la sua funzione di oggetto diretto anche nelle costruzioni con il si, come mostrano esempi del tipo di Si legge i giornali, in cui la mancanza di accordo mostra che il SN i giornali è l'oggetto diretto, o del tipo di Li si legge, dove l'oggetto diretto è rappresentato da un clitico accusativo.

In it. ant. il primo tipo di esempi è ampiamente attestato: là si trovava sempre più ribaldi che in niun'altra terra (Novellino, 85.3). Esso non va però interpretato come in it. mod., dove ribaldi sarebbe oggetto diretto, ma come un esempio di mancato accordo del soggetto postverbale delle costruzioni inaccusative.

Quanto al secondo tipo di esempi, essi non sono attestati in it. ant. I casi della sequenza lo/la/li/le si che si trovano nei testi corrispondono in genere al gruppo se lo/… dell'it. mod. (cioè clitico riflessivo + clitico accusativo), come in: Il discepolo […] gli apuntò (= fissò con dei punti) la camiscia col farsetto e poi disse: "Tra'l·ti". (= toglitelo) Quelli lo si trasse (= se lo tolse) (Novellino, 95.13).

Si hanno anche rari esempi di altro tipo. Nel seguente esempio la è forse la foma ridotta del pronome ella:

(3) l'uomo la potrebbe innanzi uccidere che la si svegliasse (Tesoro di Brunetto Latini volgarizzato, 5.66)

Più problematici sono i seguenti esempi:

(4) a. sì è cosa umil, che nol si crede (Dante, Vita Nova, 27.5(14))

b. I' ho morto (= ucciso) questo huomo. Pregoti ke 'l mi debbie sotterare (= che tu me lo sotterri), sì che nol si sappia (Disciplina Clericalis, 74.24)

Il significato sembra quello dell'it. mod. lo si crede/sappia. È tuttavia significativo che gli unici due esempi di questo tipo si trovino esattamente nello stesso contesto: in una subordinata consecutiva introdotta da che e in presenza della negazione non. Questo induce a pensare che non si tratti della costruzione che troviamo in it. mod., che non presenta nessuna restrizione di questo tipo. Ci sono due possibili soluzioni, nessuna delle due appare tuttavia decisiva. Le diamo qui in ordine di probabilità:

1) questi casi potrebbero essere messi in relazione con l'uso del riflessivo nelle interrogative indirette, esemplificato in (5):

(5) a. acciò che […] non sapesse che si credesse (= che cosa dovesse credere) (Bono Giamboni, Vizî e Virtudi, 38.15)

b. non sappiendo chi 'l si facesse (= chi lo facesse) (Bono Giamboni, Delle Storie contra i Pagani di Paolo Orosio libri VII, 5.17)

c. non so chi fatto 'l s'avesse (= chi lo avesse fatto) (Brunetto Latini, Volgarizzamento dell'orazione Pro Ligario, p. 180)

A questa interpretazione si oppongono però almeno due tipi di fatti: in primo luogo negli esempi in (5) si è contenuto in subordinate interrogative indirette, mentre in (4) abbiamo delle consecutive; in secondo luogo, se il si è un riflessivo pleonastico, come mai in (4) abbiamo un'interpretazione generica? Alla prima obiezione si potrebbe rispondere che c'è una certa equivalenza semantica tra 'non si crede / la gente non crede', 'nessuno lo crede' e 'chi lo crede?' (inteso come domanda retorica); l'estensione dell'uso del si a contesti non interrogativi potrebbe quindi essere basata su questa analogia semantica (abbiamo inoltre anche esempi come il seguente, dove il si pleonastico si trova in una relativa: La cosa è di quello che la si fa [Pistole di Seneca volgarizzate (?1325), p. 142], da cui si può forse dedurre che il contesto d'uso poteva essere più esteso). Quanto alla seconda obiezione, bisognerebbe pensare a un soggetto generico sottinteso, il che non sembra molto probabile.

2) Un'altra soluzione potrebbe essere che anche in (4), come in (3), abbiamo un pronome soggetto e che si è avuto un riordinamento all'interno del gruppo di forme atone da che 'l non si a che no'l si. Di questo riordinamento non abbiamo però altri esempi.

La costruzione del si impersonale è dunque una costruzione senza soggetto sintattico espresso. Nella costruzione del si passivo, invece, l'oggetto diretto diventa il soggetto della costruzione; esso può restare nella posizione postverbale tipica dell'oggetto diretto (6) (in tal caso possiamo avere accordo (6a) o meno (6b) con il verbo) o spostarsi nella posizione preverbale tipica del soggetto (7); come tutti i soggetti, esso può anche rimanere non espresso (8):

(6) a. Usavansi allora le medaglie (= tipo di moneta), in Firenze (Novellino, 96.24)

b. là si trovava sempre più ribaldi che in niun'altra terra (Novellino, 85.3)

(7) sì che?lle mie armi si lascino in così grande festa com'elle si presero (Novellino, 60.35)

(8) (l'astore [= tipo di falco]…) io consiglio che non li (= gli) si mandi (Novellino, 20.12)

Il soggetto sintattico può anche essere una frase subordinata, come quella che nell'esempio seguente è introdotta da che:

(9) Leggesi di Salamone che fece un altro dispiacere a Dio (Novellino, 6.4)

Nei tempi composti, come normalmente con i verbi riflessivi, l'ausiliare è essere: vedi che via vi s'è tenuto (Bono Giamboni, Virtú e Vizî, 6.3), delle quali s'era facto per adietro grande quistione intra lli papi e li 'mperadori (Cronica fiorentina, 92.13).

1. Si e forme non finite del verbo

Siccome, come abbiamo visto, il si impersonale/passivo non compare nelle costruzioni in cui non è possibile l'espressione del soggetto, così non compare normalmente con le forme non finite del verbo in cui il soggetto non è espresso,ma controllato da un costituente della frase matrice (cf. GGIC vol. I, I.6.3.1).

Nel caso delle costruzioni a sollevamento, il si, anche quando si riferisce sintatticamente all'infinito, non accompagna mai l'infinito, ma sempre il verbo reggente; così in (10), che corrisponde alla struttura astratta può [recarsi a vita il corpo morto], dove il si serve a sospendere l'espressione del soggetto dell'infinito:

(10) per pianto né per lagrime non si può recare a vita il corpo morto (Novellino, 59.25)

Nelle costruzioni ristrutturate in cui il verbo all'infinito è transitivo, l'oggetto diretto dell'infinito diventa obbligatoriamente soggetto del verbo reggente: per es. in (11a) le sue condizioni, che rappresenta l'oggetto diretto degli infiniti osservare e seguitare, è diventato il soggetto sintattico del verbo matrice, come mostra l'accordo (vogliono):

(11) a. le sue condizioni si vogliono giustissimamente osservare e seguitare (Novellino, 22.18)

b. li cavalli non si poteano mettere avanti per lo spavento delli stormenti (= per la paura che avevano degli strumenti bellici) (Novellino, 31.11)

c. (tutti li dolorosi mestieri) che a le corpora (= corpi) de li morti s'usano di fare (Dante, Vita Nova, 23.10)

d. quanti sono i comandamenti di Dio che si convengono osservare (Bono Giamboni, Vizî e Virtudi, 17.27)

Nelle frasi di modo non finito l'uso del si è possibile solo in quelle costruzioni in cui si può avere un soggetto espresso; così nella frase al gerundio in (12a) (cf. (12b) per l'espressione del soggetto):

(12) a. quella sera del die de la sopoltura si debbia fare vigilia per l'anima di quello cotal morto, sì come usato, faccendosi la spesa di tutti li candelocti de' beni del morto (= pagando le candele con i soldi del morto) (Capitoli della Compagnia della Madonna d'Orsammichele (1297), 67)

b. essendosi ella il meglio acconcia (= acconciata) che poteo (Novellino,84.25)

Si noti che in (12) il soggetto della subordinata e quello della principale sono coreferenziali, e quindi non sarebbe necessario esprimere il soggetto della subordinata attraverso l'uso del si, come mostra il seguente esempio, dove abbiamo considerando e non considerandosi: lo mondo / si poria dir non-mondo, (cioè: immondo, impuro) / considerando quanto / ci ha no-mondezza e pianto (Brunetto Latini, Tesoretto, 2457).

2. Espressione dell'agente con il si passivo

Diversamente che nell'it. mod., dove questo uso è limitato, in it. ant. nella costruzione del si passivo era sempre possibile esprimere l'argomento soggetto con un complemento d'agente introdotto da da / da parte di o da per:

(13) a. Lo vostro presio fino (= perfetto valore) / in gio' si rinovelli (= si celebri gioiosamente) / da grandi e da zitelli (= piccoli) / per ciascuno camino (Guido Cavalcanti, 1.6))

b. sì si mise un bando da parte delle Virtú che… (Bono Giamboni, Vizî e Virtudi, 61.1)

(14) la risposta della domanda de' Greci […] si dovesse fare per Socrate filosofo (Novellino, 61.11)

Si noti tuttavia che un complemento introdotto da per non introduce necessariamente il soggetto semantico, ma può esprimere il mezzo; così in (15) il significato sarà 'per mezzo di queste l'uomo non fa il bene, ma punisce il male' (e non 'queste non fanno il bene…'), come si può dedurre dal passo parallelo: Vendetta è virtú per la quale l'uomo contasta (= resiste) al nimico(Bono Giamboni, Vizî e Virtudi, 36.17):

(15) pare che Vendetta e Sicurtà non sian virtú, perché ogni virtú intende d'operare alcuna cosa buona […]; e per queste non si fa bene, ma puniscesi il male (Bono Giamboni, Vizî e Virtudi, 36.18)

Questo tipo di complemento è pronominalizzabile con il clitico ne; così per es. in (16) il significato sarà 'non si possa coprire bene per mezzo di quella':

(16) conciò fosse cosa che la tovaglia del leggio dela Compangnia sia sì stretta che il legio non se ne chuopra bene (Ordinamenti della Compagnia di Santa Maria del Carmine, 63.23)

Non abbiamo esempi in cui ne pronominalizzi un complemento d'agente.

3. Strutture coordinate

Quando il si impersonale/passivo compare in due frasi coordinate, nel secondo membro della coordinazione l'espressione del si, diversamente che in it. mod., non è obbligatoria, in accordo con le regole generali valide per i clitici. Si noti che l'assenza di si nel secondo membro non è limitata ai casi in cui abbiamo una sequenza V e V (17a), ma si estende anche a casi in cui il secondo membro è negato (17b) o in cui il primo membro è seguito da un complemento (17c):

(17) a. delle quali si coglie et acquista la benivoglienza (Brunetto Latini, Rettorica, 187.2)

b. le quali si temerebbe e non saprebbe dire a lingua (= a voce) in presenzia (Brunetto Latini, Rettorica, 150.1)

c. per la quale s'ama Dio e ubidisce e adora (Bono Giamboni, Vizî e Virtudi, 55.6)

In tutti questi casi è possibile anche l'espressione di si nel secondo membro:

(18) a. a posta (= piacimento) dell'uomo si conquista e si vince (Bono Giamboni, Vizî e Virtudi, 10.11)

b. che 'l libro maggiore dela Compangnia non si presti e non s'usi fuori dela detta chiesa sança lecença de' capitani e del frate e de' consiglieri (Ordinamenti della Compagnia di Santa Maria del Carmine, 57.12)

L'assenza di si è invece esclusa quando il secondo verbo è accompagnato da un clitico che non compare invece con il primo verbo (19), quando il secondo membro è preceduto da un complemento (20) e, più in generale, quando cambia la struttura della frase, come in (21), dove cambia il soggetto (le cose sentenziate e giudicate - memoria):

(19) a. di quello ch'è discritto si trova e se ne ritrae altro che no è scritto (Brunetto Latini, Rettorica, 127.23)

b. per la carità s'ama e obedisce e portalisi (= gli si porta) reverenza (Bono Giamboni, Vizî e Virtudi, 71.7)

(20) sì si faccia e fare si debbia la chiamata loro (Capitoli della Compagnia della Madonna d'Orsammichele (1294), 10)

(21) nella terza tutte le cose sentenziate e giudicate si scivono e fassene memoria (Bono Giamboni, Vizî e Virtudi, 11.21)

4. Semantica della costruzione

L'argomento soggetto non espresso può avere interpretazione generica, riferirsi cioè a un gruppo di persone (determinabile in base al contesto), a cui si applica una proprietà che vale come una proprietà caratteristica del gruppo (e non necessariamente di tutti i singoli componenti del gruppo stesso). Così l'argomento soggetto di (22a) sarà: 'gli abitanti di Roma in genere':

(22) a. A Roma si vende ogni cosa (Fiori e Vita di Filosafi, 21.26)

b. da quello giorno inanzi non si spregiò più la carretta (Novellino, 27.9)

Siccome il gruppo può estendersi a tutta l'umanità, il significato è spesso potenziale; così in (23) il significato sarà: 'come può leggere chiunque (vorrà farlo)':

(23) come si legge in libro "Di Consolazione" (Novellino, 71.4)

Il significato potenziale è spesso esplicitato con l'uso del verbo potere:

(24) Ben si può vedere che… (Novellino, 13.22 [versione P1,S])

Il gruppo è spesso identificabile con il gruppo (più o meno ristretto) a cui appartiene il parlante, per cui spesso il significato corrisponde a quello di noi:

(25) consiglio che non li si mandi (= che non glielo mandiamo) (Novellino 20.12)

Il gruppo può addirittura restringersi al solo parlante:

(26) sì che·llemie armi si lascino in così grande festa com'elle si presero (Novellino, 60.35) (parla un cavaliere che sta per prendere l'abito monacale)

Il parlante non appartiene però necessariamente al gruppo in questione, come in (27), dove chi parla è l'assediante e il gruppo sono invece gli assediati:

(27) la città non si può più tenere (Novellino, 11.14) (cioè, gli altri non possono più tenerla contro di noi)

Le frasi con argomento soggetto a interpretazione generica hanno spesso un'interpretazione deontica, sono cioè usate per descrivere una norma di condotta (GGIC vol. I, I.6.3.5), per cui il comportamento considerato caratteristico di un gruppo viene presentato come un modello da seguire; cf. es. (2).

L'argomento soggetto non espresso può inoltre avere un'interpretazione indeterminata (specifica), avere cioè il significato del pronome qualcuno 'una o più persone non meglio determinate':

(28) a. questo si scrisse per (= si registrò come) lo minore dono che Alexandro donò mai (Novellino, 3.41)

b. trovaro lo 'mperadore e' suoi baroni, ch'ancor si dava l'acqua (Novellino, 19.49)

L'indeterminatezza può essere solo fittizia: il referente dell'argomento soggetto è evidente e per questo non viene nominato:

(29) a. Allora il re l'otroioe (= concesse). Ordinossi un torniamento (Novellino, 60.37) (si tratta evidentemente di un'iniziativa del re)

b. al tempo del suo Soldanato, s'ordinò una triegua tra lui e' Cristiani (Novellino, 23.15) (si tratta del Sultano e dei re cristiani)

L'argomento soggetto non espresso ha sempre un referente umano. Solo nella costruzione del si passivo, quando l'agente è espresso, non ci sono limitazioni quanto alle caratteristiche semantiche di questo, e possiamo così avere anche non umani:

(30) (in molte parti per lo reame, per le fessure della terra, cominciò a uscire fummo di fuocho, sì grandi e forti, che) poi a (= per) due anni, né per piova né per ghiacci né per altro humidore non si poteano spegniere (Cronica fiorentina, 99.11) (= né pioggia, né ghiacci, né altra umidità li potevano spegnere)

L'interpretazione generica o indeterminata dell'argomento soggetto dipende sostanzialmente dal tipo di evento descritto. L'interpretazione generica si ha nel caso di eventi ripetuti o ripetibili, non legati a condizioni particolari, quella indeterminata nel caso di eventi singoli.

La presenza di un argomento soggetto non espresso è essenziale per distinguere la costruzione del si impersonale/passivo da altri usi del clitico si. Per es., il verbo transitivo contenere ricorre in espressioni del tipo: sì come si contiene ne· libro de la conpangnia di Ricomanni (Libro del Dare e dell'Avere di Lapo Riccomanni, 2r5). Nonostante il significato sia 'è contenuto', questo non va considerato un esempio di si passivo, perché in questa costruzione non abbiamo un argomento soggetto implicito (l'argomento soggetto potrebbe essere al massimo il libro: 'il libro contiene (quest dati)'). Il rapporto tra contenere e contenersi è dunque analogo a quello tra i verbi causativi e i verbi inaccusativi corrispondenti e contenersi andrà considerato come un verbo inaccusativo (di forma riflessiva) indipendente dal verbo transitivo contenere, con il significato 'trovarsi, stare'. Il rapporto è in un certo modo analogo a quello tra trovare e trovarsi 'stare'.

Si noti che la variante inaccusativa esisteva, come nel caso di molti altri verbi, anche nella forma non riflessiva contenere, che è quella che si trova nel Placito di Capua del 960: que ki contene (= che si trova(no)/sta(nno) qui, in questo documento).

La costruzione del si passivo equivale a una costruzione passiva, come si vede dalla formulazione alternativa in (31), in cui un contenuto simile viene formulato in forma attiva e, con si, passiva:

(31) di ciò non faccia alcuno consciença (= problema di coscienza) / non volemo che in dire questi pater nostri per alchuno si faccia consciençia (Capitoli della Compagnia della Madonna d'Orsammichele (1297), 57 e 66)

Inoltre le due costruzioni possono essere coordinate:

(32) (Furono in questa concordia […]) che cierta quantità di pane e d'altre cose […] si dovessero vendere, e fuorono vendute a cierte persone (Ordinamenti della Compagnia di Santa Maria del Carmine, 62.6)

L'argomento soggetto generico/indeterminato, benché non espresso, può fungere da elemento determinante nella strutturazione del testo. In (33) il soggetto sintattico della prima frase coordinata è la buona cosa, ma ciononostante il soggetto della frase successiva è il soggetto generico (l'uomo, qui non espresso) implicato dalla costruzione del si passivo nella prima frase:

(33) (Vedi […]) come per lo Buono esaminamento la buona cosa dalla ria si conosce, quando si rimuovano i contrari, cioè le cose che fanno rea la cosa c'ha a diliberare, e vede (= l'uomo vede) s'elli incappa in niuna (Bono Giamboni, Virtú e Vizî, 10.5)

In (34) passivo e si passivo sono coordinati in base all'identità del soggetto semantico/agente delle due costruzioni, e non in base ai soggetti sintattici, che sono diversi (cierta quantità di pane e d'altre cose - cierta quantità di pecunia):

(34) (cierta quantità di pane e d'altre cose […]) fuorono vendute a cierte persone, e ebbesene cierta quantità di pecunia (Ordinamenti della Compagnia di Santa Maria del Carmine, 62.8)

L'elemento saliente della costruzione può però anche essere il soggetto sintattico; come in (35), dove la coordinazione delle due frasi avviene in base all'identità del soggetto sintattico (il fummo):

(35) Il fummo non si può ritenere, e torna ad alimento (= si risolve in odore), e non ha sustanzia (Novellino, 8.29)

Lábjegyzet:
[1] Ringrazio Lorenzo Renzi per le sue osservazioni a una versione preliminare di questo lavoro. La ricerca su cui questo articolo si basa è stata finanziata dal Fondo Ungherese per la Ricerca Scientifica (OTKA, finanziamento n. T 029500).